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approfondimento sul tema

Distanza, presenza e corporeità

Quali coordinate ci sono utili per osservare e vivere gli spazi virtuali?

Invito ad osservare l’ambivalenza

Per darci delle coordinate rispetto a quello spazio che chiamiamo generalmente virtuale,  e più precisamente dovremmo dire “on-line”, e che sappiamo essere uno spazio ampio, composito e complesso l’invito è quello di assumere uno sguardo che ne colga l’ambivalenza. Un invito, ossia, ad affrontare il tema della cultura digitale e di quelle che sono le questioni che riguardano il rapporto con internet e con le piattaforme adottando l’idea di abbandonare poli dicotomici di pensiero, che possono essere una visione pessimista o una visione ottimista dell’uso delle tecnologie, e provare a immaginare l’ambivalenza di questo rapporto in termini di sfida, possibilità e limiti.

L’immagine scelta come copertina di quest’articolo è uno stencil dello street artist iHeart che nel 2014 ha realizzato a Vancouver come forma di denuncia nei confronti del distanziamento sociale prodotto da un massiccio uso delle piattaforme social. Opera che ha fatto parte di un’esposizione londinese dal titolo “The Social Paradox”. Paradossalmente il contenuto di denuncia dell’artista ha avuto enorme successo ed è divenuto virale proprio attraverso Facebook, Twitter, Instagram e il suo sito. Osservare l’ambivalenza significa quindi non condannare in toto né venerare l’uso delle tecnologie, ma interrogarsi rispetto agli intenti, alle possibilità e alle criticità ad esso legate.

Mondi on-line e mondi off-line come intreccio 

Proviamo a non rimanere incastrati in una dicotomia tra reale e virtuale, ma piuttosto parliamo di intreccio tra mondi on-line e mondi off-line. Come prima cosa immaginiamo come le pratiche che si sviluppano negli spazi on-line siano profondamente implicate con i modi e tempi di vita off-line. Pensiamo al nostro quotidiano, pensiamo a quanto le attività on-line (ad esempio cercare la pagina social di un collega) siano orientate dagli interessi delle nostre vite off-line (l’aver incontrato quel collega ad un convegno).  Questo è già un elemento che fa sì che sia difficile pensare che questi due mondi si contrappongano e siano lontani.

In particolar modo negli studi sui giovani e sulle giovani è evidente come le intenzioni e l’interesse a costruire relazioni si muova on-line e off-line senza soluzione di continuità. Si riscontra un utilizzo strategico rispetto agli obiettivi relazionali, identitari o del quotidiano, e quindi un utilizzo di piattaforme diverse in modi diversi. 

Architetture degli spazi on-line che ne suggeriscono e orientano l’uso

Pensiamo al social network tra quelli più diffusi: facebook. L’interesse che ci guida nell’usarlo può essere unicamente quello di costruire delle interazioni e relazioni con altri e altre, ma ne sfruttiamo le funzionalità in maniera differente. Ad esempio: la chat per delle comunicazioni più private o personali, e invece il wall o la pagina personale su un piano di rappresentazione “semipubblico” -come lo chiama Danah Boyd una delle principali studiose in questo campo.

Troviamo quindi un uso strategico degli spazi on-line per rispondere a degli obiettivi e dei bisogni che si muovono on-line e off-line: spesso le conversazioni nascono nei corridoi di una scuola e proseguono nella chat di facebook. Un uso strategico che risponde alle specifiche architetture della rete, nel senso che la rete non è un tutt’uno, ma ogni spazio ha una sua specifica architettura -“affordances”- che suggerisce, orienta, indica possibili utilizzi di quegli spazi e quindi sostiene anche la nascita di specifiche culture. Suggerisce, perchè non determina: molti studi ci dicono che nell’utilizzo delle tecnologie noi negoziamo come rappresentarci, come usare quegli spazi. E’ una dinamica costante tra architettura specifica e pratiche che noi mettiamo in campo.

Competenze digitali e uso strategico e consapevole della rete

Gli studi sui giovani e sulle giovani -e tra queste anche le ricerche di Arianna Mainardi- mettono in luce un livello di consapevolezza molto alto di ragazze e ragazzi, rispetto a come utilizzare gli spazi della rete in modo personale, appropriandosene e utilizzandoli in base ai propri bisogni conoscitivi, relazionali e identitari. Un livello di consapevolezza che ci permette di decostruire la diffusa narrazione che vede ragazze e ragazzi o vittime della rete, dipendenti oppure li considera nativi digitali, per cui non esistono disuguaglianze sociali di accesso alla rete ma tutti i ragazzi sarebbero perennemente connessi. Individuiamo quindi nella consapevolezza dell’uso della rete un punto d’ingresso per comprendere anche come costruire una relazione con le e i giovani.

Disuguaglianze digitali

In questo momento ci siamo confrontate tutte e tutti in diversi ambiti nel portare le nostre attività on-line: l’hanno fatto le e gli studenti, le formatrici, i docenti.. Questo deve fare i conti anche con una dimensione materiale che è quella dell’accesso alle risorse tecnologiche: viviamo in un contesto in cui l’accesso alla tecnologia non è omogeneo, e le disuguaglianze sociali ed economiche si riproducono anche su questo piano.

Gli studi individuano diversi gradi di disuguaglianza: 1) l’accesso: essere o non essere connessi; 2) attraverso cosa: con quale tipo di banda, con quale tipo di computer; 3) competenze digitali: quante e quali competenze nell’uso del digitale padroneggio.

Dobbiamo quindi tenere in considerazione come ci sia una dimensione molto materiale legata alle disuguaglianze, che in Italia hanno una base profondamente legata al genere, all’età, alla provenienza geografica. Per cui teniamo in considerazione che quando si va e si è on-line si continua ad essere soggetti posizionati, e quindi in qualche modo si portano con sé e si negoziano le appartenenze sociali e culturali che definiscono differenze che diventano disuguaglianze on-line e off-line.

Di Valentina Manca

Formatrice, psicologa scolastica e clinica a Padova. Specializzata in Psicoterapia Interazionista. Socia di APS Epimeleia, centro di formazione, ricerca ed educazione. Si occupa di educazione al genere e alle differenze, promozione della salute, prevenzione e contrasto delle diverse forme di violenza di genere.

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