Ci troviamo in una situazione pandemica che ha introdotto diverse regole nei nostri contesti di vita, tra cui la scuola. Le quali sono generate da una situazione di vita considerata problematica.
“Le regole devono scaturire da una situazione di vita, in quanto servono a risolvere i problemi.”
In questo modo è possibile che esse assumono un valore significativo e condivisibile per tutti.
Invece, possiamo osservare come le regole ci siano state imposte fin dall’inizio della pandemia (es. chiusura delle scuola, tutti a casa, indossare le mascherine).
“Abbiamo un problema culturale che porta le persone ad obbedire alle regole.”
In questo primo passaggio la regola non è stata condivisa e tanto meno codificata e compresa, pertanto questo processo di imposizione perde il suo significato, in quanto, una volta svanita la paura di ammalarsi, la regola non è più collegata ad un obiettivo.
Questo processo è fortemente legato anche al ruolo che i singoli partecipanti decidono di assumere: possiamo continuare ad avere un ruolo passivo, subendo la regola, oppure uno attivo, entrando nella regolamentazione e co-costruendo la regola.
“Il cambiamento che stiamo vivendo non lo abbiamo deciso, lo stiamo subendo, e crea difficoltà. Quindi, trovandoci al suo interno abbiamo due strade: subire la situazione o esserne parte attiva. Quest’ultima significa entrare nella regolamentazione di questa incertezza, di questo caos, che caratterizza questo periodo.”
Possiamo quindi decidere di spostarci da un ruolo passivo a un ruolo attivo, per poi, all’interno di questo ruolo, entrare all’interno della regolamentazione.
La scuola…
La scuola è il primo luogo di interazione sociale in cui i ragazzi imparano a convivere con abitudini diverse dalle loro.
È proprio in questo luogo che possono costruire regole che permettano la convivenza.
Anche in questo contesto i partecipanti possono scegliere se applicare un ruolo passivo, in cui esegue la regola imposta dall’alto (da dirigenti o insegnati, ecc.), o un ruolo attivo, in cui le regole si costruiscono con tutti i membri presenti.
“La libertà è poter rispettare le regole stabilite da me stesso.”
È importante tenere presente anche che la scuola ha un mandato educativo, volto allo sviluppo di competenze.
“Come diceva Don Milani, l’obbedienza non è una virtù. I miei alunni pagano lo scotto di non pensare più in modo critico e autonomo. Stanno saltando le esperienze relazionali e il momento di confronto nella didattica.”
Per rispettare questo mandato bisogna considerare che la co-costruzione delle regole avviene su diversi livelli: tra gli insegnanti e gli alunni, tra il corpo docente, tra i docenti e i dirigenti, con il personale A.T.A, con le famiglie, ecc.
Siccome ogni contesto scolastico si scontra con difficoltà insite in quel luogo, è importante chiedersi, ai fini di una co-costruzione della regola:
- Su che livello stiamo co-costruendo?
- Dove non lo stiamo facendo?
- Cosa possiamo fare per modificare la situazione?
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Questo articolo è frutto dell’unione di quanto emerso da diversi piccoli gruppi e di alcune riflessioni.
Grazie a tutti coloro che hanno partecipato.
Dai piccoli gruppi sono emerse anche le seguenti domande:
- Come si adattano i processi di condivisione delle regole all’età dei soggetti che devono produrle?
- Come poter, nell’incertezza, sviluppare un “terreno comune” per poter sviluppare delle regole condivise?
- La realtà che stiamo costruendo favorisce il processo di costruzione di nuove regole e competenze?
- Quando ci troviamo davanti a modalità che calano dall’alto, come possiamo intervenire? Cosa possiamo fare per non rimanere come spettatori passivi?
- In che modo, nel ruolo di insegnante, è possibile promuovere una riflessione critica?
Poniamocele e che il dialogo continui…