“La scuola innovativa e la cultura dell’emergenza”. E’ questo il titolo del primo dialogo InControLuce. A partire dagli spunti offerti dal Prof. Antonio Iudici, i partecipanti sono stati riuniti in piccoli gruppi. Questo per favorire un dialogo attorno al tema proposto, in cui ognuno si sentisse libero di portare le proprie esperienze.
Nel gruppo erano presenti Silvia (insegnante di sostegno), Pina (docente delle superiori), Marita (educatrice), Annachiara (psicologa) e Nicola (studente universitario di psicologia). Dopo le presentazioni, i membri del gruppo iniziano a scambiarsi opinioni riguardo la didattica a distanza.
C’è chi è critico nei confronti di questa modalità e specifica che “dovevano chiamarla didattica dell’emergenza”, che non passi il messaggio che questa sia normale didattica. C’è chi sottolinea gli aspetti positivi: studenti che hanno bisogno di un supporto per problemi fisici, da casa non si devono confrontare con tutti i problemi che la loro corporeità normalmente porta con sé, facendo sentire così meno il raffronto.
Dialogare con le famiglie
Dopo questo breve riscontro iniziale, si è cercato di capire quali possano essere le strategie di una scuola che voglia definirsi innovativa. Il filo conduttore tra i temi individuati è la necessità di stabilire un’alleanza tra insegnanti e genitori, per garantire la formazione degli studenti. E’ stata sottolineata l’importanza del valore che le famiglie attribuiscono al corpo docenti. Per questo proposito sembra fondamentale stabilire un dialogo tra genitori e insegnanti, attraverso cui condividere scelte, strategie e obiettivi. L’esigenza è quindi quella impegnarsi nello stabilire una fondamentale alleanza da parte dei professionisti, piuttosto che pretendere che siano i genitori a adattarsi. Una possibile messa in atto di queste riflessioni potrebbe essere la co-costruzione del PEI (Piano Educativo Individualizzato) con i genitori.
Oltre i confini dell’aula
L’altro importante tema emerso riguarda la possibilità di condividere le responsabilità della formazione dei ragazzi con una comunità più ampia rispetto a quella meramente scolastica. Spesso, infatti, si delega esclusivamente alla scuola il compito di formare i ragazzi, ma questo è solo uno dei contesti in cui i ragazzi si formano. Un fattore critico sta quindi nella necessità di riconoscere il ruolo della comunità nella crescita dei giovani. Per questo motivo sembra fondamentale stabilire un dialogo tra la comunità, il territorio, le famiglie e la scuola. Per condividere dei valori di riferimento e delle strategie educative comuni.
Si mette in dubbio così una cultura secondo cui la formazione degli studenti avvenga esclusivamente all’interno della scuola. Intesa come un luogo chiuso e delimitato dalle “quattro pareti” all’interno del quale si svolgono le attività didattiche. Si configura, invece, l’idea di una scuola considerata come una delle componenti implicate nel processo di crescita degli alunni. In collaborazione e concerto con gli altri contesti fondamentali della quotidianità dei ragazzi condividendone la cultura, i valori, i metodi e gli obiettivi.
In conclusione
E’ emersa quindi una concezione della formazione non più delegata a istituzioni singole come la scuola o la famiglia in maniera isolata, bensì come collaborazione capace di offrire un modello educativo condiviso. Allo stesso modo questo processo non avviene solo in un determinato luogo come possono esserlo le aule scolastiche o la propria casa, ma ognuno dei contesti importanti nella vita dei ragazzi svolge una funzione educativa, per questo è necessario sottolineare l’importanza del valore della condivisione degli intenti e del dialogo tra i vari attori coinvolti in questo processo.
Un grazie per il contributo a Agata Gulisano, psicologa interazionista che ha ricoperto il ruolo di facilitatrice del gruppo e ha fornito il materiale da cui si è partiti per realizzare questo breve resoconto.