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in dialogo

Pratiche: continuiamo a raccontare

  • Autore articolo Di Prisca Volta
  • Data dell'articolo 29 Giugno 2021
  • Nessun commento su Pratiche: continuiamo a raccontare

Durante la suddivisione nei piccoli gruppi Giampiero Monaca ci continua a raccontare le sue pratiche del “fare scuola”.

Tali pratiche vengono diversificante anche in relazione al contesto a cui fanno riferimento:

  • Scuola pubblica di città, in cui gli insegnanti che volgono attenzione alla comunità sono l’eccezione.
  • Scuola pubblica di campagna, come se fosse una scuola sperimentale gestita dagli insegnanti, in cui tutto è già strutturato per essere comunità e i genitori sono d’accordo con le modalità educative.

Le pratiche nella scuola pubblica di città

In questo contesto Monaca ci ha raccontato una pratica di condivisione con i ragazzi, partendo da una loro richiesta: “È proprio vero che si sta meglio condividendo come facevano i neolitici?”

“Abbiamo deciso con i ragazzi di fare questo esperimento in classe e che dal giorno seguente tutto il materiale didattico sarebbe stato condiviso. Allora abbiamo scritto un avviso, sul diario, per i genitori in cui dicevamo che da domani non dovevano più portare l’astuccio ma un sacchettino con le penne e i colori che volevano mettere a disposizione di tutti. Tutti i bambini portarono questo sacchettino, ma alcuni avevano portato le biro rotte o i pennarelli asciutti (per scelta della famiglia).
Le comunità di studenti e insegnanti erano d’accordo. Quei genitori che non lo erano si stavano tirando fuori formalmente dalla comunità.
Abbiamo comunque perseguito l’obiettivo che ci interessava, comprando noi il materiale e facendolo passare come un atto magico di benevolenza da parte di una persona esterna (per non etichettare i genitori che non erano d’accordo).”

Giampiero Monaca

Le pratiche nella scuola pubblica di campagna

All’interno di questa scuola Giampiero Monaca ci racconta di numerose pratiche:

  • Creare un ambiente relazionale in cui si considera “come stiamo tra di noi” attraverso alcune attività, quali il gioco delle coccole (in cui i bambini si mettono in cerchio e si passano un massaggio).
  • Realizzare un ambiente architettonico, ossia attrezzare gli spazi della scuola in modo che siano educativi, a prescindere dall’insegnante e dagli spazi esterni utilizzati (servatici: boschi, prati).
  • Creare una interazione tra le comunità esterne e quelle interne alla scuola. Tale pratica può essere svolta attraverso due modalità:
    • Portando la comunità esterna dentro la scuola, ad esempio i bambini dialogano con una persona esperta su un certo tema;
    • Portando la scuola nelle comunità esterne, ad esempio facendo esprimere le idee dei bambini ad un pubblico su un determinato tema.
  • Creare comunità tra i ruoli esterni alla scuola, attraverso l’attività pubblica effettuata sia dagli insegnanti che dai ragazzi (incentivati a farlo).

Cosa intendiamo per comunità partecipativa?

“Per noi la comunità adulta esiste ma il centro sono i bambini. Quindi si fa comunità con chi vuol fare comunità: se vuoi confrontarti ben venga, ma se non vi è un confronto non gli si chiede di partecipare. Cerchiamo così di evitare il rischio di uno scontro o di un lavoro disfunzionale.”

Giampiero Monca

“Siccome esistono diverse comunità, fare comunità significa anche aiutare le persone ad entrare o uscire dalla comunità, per permettere a chi partecipa di avvicinarsi alla comunità che più gli appartiene.”

Emilio Ruffolo
  • Tag comunità, comunità educante, comunità scolastica, fare scuola, genitori, insegnanti, Pratiche

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  • Pratiche: continuiamo a raccontare 29 Giugno 2021
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