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in dialogo

Come mettere al centro la relazione?

  • Autore articolo Di Elena Mottura
  • Data dell'articolo 4 Luglio 2020
  • Nessun commento su Come mettere al centro la relazione?

22.06.20 “La scuola innovativa e la cultura dell’emergenza”: un Dialogo ha inizio

“partecipare ai Dialoghi è un’occasione per riflettere insieme sul cambiamento della scuola” – coordinatrice di una Scuola dell’Infanzia

Dopo le sollecitazioni e le riflessioni messe al centro nella prima fase del Dialogo introdotto dal Prof. Antonio Iudici, nel piccolo gruppo ci presentiamo a partire dal ruolo che ricopriamo nel contesto scolastico. 

Da quale prospettiva osserviamo e come ci muoviamo?

Siamo due formatrici della fascia 0-6 che lavorano in percorsi molto diversi (un progetto sperimentale di una Scuola Libertaria al centro della Calabria e una grande e tradizionale Scuola dell’Infanzia paritaria dell’Emilia Romagna) e due professioniste che lavorano in Veneto nella Scuola Secondaria di II grado, come docente e counselor una, come psicologa scolastica e formatrice l’altra.

Ci chiediamo: come le riflessioni condivise intorno all’essere e fare Scuola incontrano il nostro ruolo? 

Una prima voce riprende e sottolinea l’importanza della relazione nella formazione e dell’imparare dal bambino, anche in situazioni straordinarie, anziché considerarlo qualcuno a cui indicare dall’alto come diventare adulto. 

Chi coordina una Scuola dell’Infanzia descrive la situazione sanitaria come un’occasione per attivare ulteriori riflessioni sull’idea di innovazione della scuola, del fare scuola e dell’insegnamento, in particolar modo rimettendo al centro la dimensione riflessiva, nella didattica e nelle prassi. 

La voce di chi insegna in una Scuola Secondaria di II grado riporta una certa perplessità e irritazione su alcune considerazioni che negli ultimi mesi hanno delineato una struttura organizzativa della scuola che, fatto salvo alcune eccezioni, si è trovata senza riferimenti, in balia delle riforme e ribadisce il fatto che il corpo docente c’era e c’è, ed è stato prezioso. 

Da diverse prospettive troviamo importante valorizzare e promuovere processi di crescita globali e non singoli comportamenti o il mero rispetto delle regole. 

Sulla scia delle riflessioni condivise nella prima fase, il dialogo ci porta quindi a chiederci come questa scuola può e deve cambiare.

Anticipiamo il rischio del voler semplicemente tornare allo scenario precedente, la sfida dovrà invece essere quella di costruire stimoli di cambiamento e di innovazione. Ma c’è spazio anche per le paure: “temo che nel prossimo anno ci si concentrerà sugli aspetti tecnici della didattica (a distanza o con una presenza differente) e meno su quelli sostanziali, come la qualità della relazione e l’importanza del promuovere una forma mentis diversa”.

Quali pratiche abbiamo attivato in questi mesi e come le abbiamo costruite?

A partire da questa domanda proviamo a mettere in luce piccole pratiche che si sono rivelate utili, preziose e generative di nuovi scambi.

Chi lavora con l’infanzia sottolinea la difficoltà di dare continuità al metodo di lavoro costruito, basato sulla costruzione di comunità con i genitori valorizzando la relazione. Da qui nasce la spinta a costruire pratiche differenti che rispondano alle esigenze emergenti. “Abbiamo scelto di chiedere ai genitori di che cosa avevano bisogno, smettendo quindi di riproporre la scuola come la immaginavamo noi, ma cercando piuttosto di capire come essere utili, in un’ottica di condivisione”. 

Un aspetto centrale, dunque, è stato il lavoro sul bisogno locale e non solo sull’esigenza sanitaria allargata, in modo da costruire e valorizzare la cultura della propria comunità e cercare di trasformarla a partire dai bisogni specifici.

La seconda esperienza nel contesto infanzia ribadisce la centralità di pratiche che puntino a non far sentire la mancanza della relazione. Tra queste, quella del far sentire quotidianamente la voce dell’educatrice con il racconto di una storia. Questa iniziativa è stata ripresa con piacere da diversi genitori che hanno poi raccontato a loro volta delle storie per le bambine e i bambini di tutta la scuola. Questo esempio ha permesso al gruppo di sottolineare il fatto che la pratica non è dell’esperta ma può essere condivisa, riproposta, diffusa, arricchita. È stata quindi costruita e proposta una didattica di indagine e di ricerca  realizzabile anche a casa, capace di attivare connessione, confronto e dialogo tra genitori e tra i più piccoli e le più piccole.

Anche nella Scuola Secondaria di II grado ci si è mosse valorizzando le differenti forme della relazione: come sostenere il gruppo nelle aule virtuali? Come promuovere reciproco sostegno, vicinanza e forme di apprendimento partecipate? Ulteriore compito del corpo docente è quello di facilitare scambi inediti e nuove possibilità, seppur nell’incertezza.

…il Dialogo si chiude momentaneamente con alcune riflessioni…

Avviandoci alla sospensione del Dialogo in piccolo gruppo, abbiamo evidenziato un filo rosso tra le pratiche descritte. Sono atte a promuovere e mantenere la relazione, il gruppo, la comunicazione, la presenza, valorizzando le differenze e -perché no- anche le criticità e le paure. 

Sarà quindi innovativa una scuola che saprà continuare a costruire pratiche in grado di mettere al centro la relazione (sia nel contesto online che in quello incarnato), la condivisione e la reciproca cura e responsabilizzazione.

…il Dialogo continua…

  • Tag cambiamento, comunità scolastica, didattica a distanza, relazione

Di Elena Mottura

Psicoterapeuta interazionista, formatrice e psicologa scolastica

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