Agio e disagio nel tempo del distanziamento fisico

Il lessico psicologico e le sue categorie dell’agio e del disagio sono ampiamente usate: trauma, depressione, burn out. Questi sono alcuni esempi di un linguaggio usato comunemente anche da chi non partecipa direttamente ai contesti preposti.

In particolare nell’ultimo periodo, caratterizzato dalle misure per fermare il contagio, è stato confermato il comune ricorso a questo vocabolario che si è esteso anche al contesto scolastico.

Ansia, depressione, disturbo post traumatico da stress o PTSD, perdita di competenze sociali, burn out sono i termini utilizzati per descrivere i vissuti degli studenti impegnati nella didattica a distanza.

Occorre aprire le scuole a giugno per i più piccoli o rischiamo depressione. Parola di pedagogista” – 

Quali sono i limiti e le responsabilità di questo linguaggio? Qual è il ruolo della didattica e dei contesti educativi nel generare agio e disagio, competenza o difficoltà? Quale ruolo possiamo attribuire alle pratiche educative “a distanza”?

Questo dialogo si è svolto il 29 Giugno 2020

Ospite

Dott. Marco Vinicio Masoni

Marco Vinicio Masoni inizia la propria attività professionale come architetto, muove i primi passi con Giò Ponti e dopo circa un decennio, e aver prodotto molto sia in architettura che nel design, passa alla psicologia e alla psicoterapia. Dopo aver operato per molti anni nel campo dell’insegnamento e della devianza minorile ha svolto e svolge attività di formazione e docenza per il ministero della Giustizia e il MIUR, oltre che per Enti Locali, associazioni e singole scuole. E’ supervisore di cinque comunità terapeutiche, è stato direttore scientifico di progetti per il benessere scolastico per la Regione Friuli Venezia Giulia ed è docente presso l’istituto di Psicologia e Psicoterapia di Padova. Cura la collana T’inSEGNO dell’editore la Fabbrica dei Segni.

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